Val Grande: tra boschi infiniti e memorie di pietra
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- 2 giorni fa
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Un silenzio che cambia il passo
Chi camminerà nella Val Grande noterà fin dai primi passi una sensazione insolita: l’assenza quasi totale di tracce umane. Il silenzio sarà profondo, interrotto solo dal suono dell’acqua o del vento tra gli alberi. Si entrerà in un paesaggio vasto e apparentemente impenetrabile, dove la vegetazione ha riconquistato ciò che un tempo era abitato. La Val Grande non è mai stata grande per estensione, ma per la presenza storica di un torrente (il “Flumen Magnum” delle antiche carte) che ha dato vita a una valle modellata dalla natura e dalla fatica dell’uomo.
Tra i sentieri della wilderness italiana
I percorsi si snoderanno lungo vecchi sentieri di pastori e boscaioli, attraversando faggete fitte, creste aperte e alpeggi dimenticati. Qui la wilderness è di ritorno: una natura che, dopo secoli di sfruttamento, ha ripreso possesso del suo spazio. Il Parco Nazionale della Val Grande sarà una continua alternanza di boschi ombrosi, ruscelli limpidi, affacci panoramici e valloni profondi. A ogni svolta si potranno scorgere i segni di una vita dura e ormai scomparsa: muri a secco, forni in pietra, resti di teleferiche e mulattiere.

Civiltà perdute e memoria dei monti
Nonostante l’apparente isolamento, la valle racconterà una storia intensa. Incontrando antiche baite e ruderi nascosti tra gli alberi, si scoprirà come qui intere famiglie abbiano vissuto per generazioni, sfruttando ogni risorsa disponibile. I racconti di pastori, boscaioli e carbonai accompagneranno l’immaginazione lungo il cammino. La visita a piccoli musei o punti informativi locali aiuterà a ricostruire l’identità di una civiltà montana scomparsa, fatta di ingegno, adattamento e fatica.
La riserva integrale e la forza del limite
Al cuore del Parco si estende la Riserva Integrale del Pedum, una zona interdetta all’uomo, dove la natura evolve completamente indisturbata. Pur non potendo accedervi, si potrà camminare ai suoi margini, percependone il carattere intatto. Il Pedum rappresenta il confine simbolico tra il passato antropizzato e un presente di rinaturalizzazione totale: un invito a riflettere sul significato di “natura selvaggia” in un paese come l’Italia, dove tutto sembra già conosciuto e misurato.

Il lago, le isole e la quiete dell’acqua
Accanto alla dimensione aspra della montagna, il Lago Maggiore offrirà un contrappunto più gentile. Al termine delle escursioni si potranno esplorare i borghi lacustri, i giardini botanici di Villa Taranto, o salire su una barca verso le Isole Borromee. Le acque calme, i caffè affacciati sul lago e le passeggiate lungo riva restituiranno un ritmo diverso, più lento. Qui si avrà l’occasione di concludere l’esperienza montana con giornate rilassanti, circondati da un paesaggio che unisce natura e cultura in equilibrio perfetto.
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